Tutto cominciò quando, alcuni anni fa, incontrai quello che oggi è il nostro consulente di sistemi informativi, e gli chiesi se fosse possibile caricare automaticamente sul nostro programma gestionale per le operazioni doganali certe informazioni recuperandole dai documenti che ci arrivavano.
“Certo – mi rispose – perché io non sono un “programmatore”, ma un “informatico”, e il mio lavoro non è quello di far funzionare le macchine, ma mettere in condizione le persone di lavorare con le macchine mettendo queste ultime al loro servizio.
La visione era… “affascinante”.
“Per fare quello che desideri tu – mi disse – ci vuole un po’ di tempo: non solo non abbiamo i mattoni per costruire la casa, ma non abbiamo neppure gli attrezzi, e neanche gli attrezzi per fare i mattoni. Qualcosa sì, qualcosa no, ma quello che manca ce lo facciamo.” E così è iniziata la nostra avventura nel mondo della digitalizzazione.
Per prima cosa ci vuole un programma gestionale verticale che sia in grado di “parlare” e “ascoltare”. In questo caso è più importante “ascoltare”, ma stai tranquillo – mi disse – si tratta solo di insegnargli, tutti i programmi gestionali hanno le potenzialità di farlo, solo che, spesso, vi sono delle inerzie che frenano questo di sviluppo: la software house non vuole, paura dei costi, “abbiamo sempre fatto così”, sfiducia in quello che ti dice il “tuo informatico”.
Lo conoscevo da poco, ma non mi dava l’impressione che fosse uno che cercava di imbrogliarmi, che facesse “over-selling”, un millantatore e, allora, gli diedi fiducia. Anche un po’ contro le opinioni di coloro che mi stavano attorno, diciamo che da imprenditore mi sono preso quello che consideravo un “rischio calcolato”, pur non avendo fatto veramente calcoli formali per valutarlo.
Dato che il nostro sistema già “parlottava”, anche se non gli avevamo mai dato l’opportunità di esprimersi pienamente, e la software house era ben disposta a farlo evolvere, siamo partiti.
Il mio consulente mi disse:
“Adesso facciamo una cosa orrida, facciamo un “dimostratore” con le tecnologie di “uso corrente”, anche un po’ vecchiotte”, e vediamo se l’aereo vola, e poi ci complichiamo la vita. Farlo subito e mettere a repentaglio il progetto con un fallimento che si poteva evitare è da stupidi, cerchiamo di fare una stupidata “diversa”, un errore vero, per metterlo a rischio. Costruiamo una infrastruttura con tecnologie avanzate per porre le fondamenta, ma sopra ci appoggiamo componenti collaudate dalle quali non avremo sorprese”.
E così si cominciò a costruire quello che chiamiamo il “musichiere”, un sistema avanzato e facilmente programmabile per il “trasporto dei dati”, che potesse dialogare in diversi modi con tutto e con tutti. Ma poi ci attaccammo due “macchine software tradizionali” per svolgere le funzioni di digitalizzazione dei dati in ingresso che ci pervenivano in modo analogico per trasformarli in strutture che i diversi sistemi destinatari potessero acquisirli come informazioni.
Dopo un po’ di tempo, nel quale spesso chiedevo dei risultati e mi sentivo rispondere che si stava costruendo il tal mattone o il tal attrezzo per costruire un altro mattone, ecco che “the incredible machine” prese vita… truc, truc, truc il primo documento infilato nell’imbuto di ingresso si trasformò nella struttura necessaria per aprire una pratica in modo automatico, [quasi] senza l’intervento umano.
Francesco, questo è il primo passo, ma il mio obiettivo è quello di eliminare il tuo lavoro.
Francesco apprese la notizia con un certo entusiasmo, ma il giorno dopo venne da me, un po’ scherzando ma con una certa apprensione che trapelava dai suoi occhi disse: Io sono qui da poco e mi trovo bene, non voglio essere licenziato.
No, l’obiettivo è diverso, io voglio eliminare il tuo lavoro, ma non eliminare te. Voglio dare a te, ma anche a tutti gli altri in quanto tutti saranno coinvolti da questo processo evolutivo, l’opportunità di crescere professionalmente, di concentrarti sulle soluzioni ai problemi piuttosto che a consumare polpastrelli sui tasti. In questo modo la società offrirà ai suoi clienti prestazioni migliori e il personale trarrà maggiore soddisfazione da lavoro che svolge.
Rinfrancato, Francesco tornò al suo lavoro quotidiano e, ogni giorno di più, è coinvolto in questo processo evolutivo del quale è diventato un po’ protagonista.
E nel frattempo?
Nel frattempo vi è stato un aumento nell’automazione dei processi, prima lento, adesso sono una ventina, e la prossima settimana ne dovrebbero entrare in produzione altri cinque che sono usciti dalla fase di collaudo or ora.
Sempre “nel frattempo” abbiamo costruito un configuratore online e introdotto nuove tecnologie di “estrazione” delle informazioni e un sistema di intelligenza artificiale semantico sia per la loro estrazione che per la loro interpretazione.
Le difficoltà non mancano ma possiamo dire che ci sono anche cose che mettono di “buon umore” e che fanno ben sperare nella prosecuzione del progetto, progetto che siamo anche lieti di condividere con i nostri clienti e i nostri fornitori che ne volessero usufruire.
Alla voce “difficoltà” e “non è tutto facile” possiamo mettre delle cose che, sempre “ancora ieri”, ho chiesto al mio consulente il quale, in un modo un po’ “che non mi è piaciuto mica tanto” mi ha detto avrei ottenuto “per Natale, se sto bravo”. Però è stato onesto dicendomi che non è (ancora) capace in quanto gli mancano alcune informazioni che deve reperire e, forse un componente che si deve fare però, come abbiamo fatto gli altri, faremo anche questo, magari per Santa Lucia.
In questo modo abbiamo fatto la ruota triangolare intesa come miglioramento della ruota quadrata in quanto si elimina uno dei quattro sobbalzi, per arrivare alla ruota tonda bisogna ancora fare un bel po’ di strada.
Questo sistema di automazione e digitalizzazione elimina il sobbalzo dato dai “due interlocutori”.
Quando si fa un progetto di integrazione per scambiare dati tra due aziende, dopo i primi entusiasmi, c’è sempre uno che si tira indietro perché pensa di investire denaro soltanto a vantaggio dell’altro. Non è così, ma è il granello di polvere che blocca l’ingranaggio, e noi lo abbiamo rimosso. Il sistema non si può usare sempre, a volte è difficile, a volte troppo costoso rispetto ai vantaggi ottenibili (anche se i vantaggi dovrebbero essere guardati globalmente, non per il singolo processo).
Usando il Musichiere abbiamo maggiore libertà di azione e possiamo muoverci anche con una relativa rapidità, dopo che abbiamo verificato che la strada sia realmente percorribile.
Uno degli ostacoli maggiori che sentiamo, comunque, è la mancanza dei cosiddetti “protocolli di comunicazione”. Ad oggi, per il poco che riusciamo a vedere, i programmi gestionali verticali hanno dei protocolli di comunicazione che si limitano ad esportare o a importare dati, spesso di queste due cose ne fanno una sola, e ciò comporta non pochi problemi. Però, vi è un progetto europeo, sul quale riporre molte speranze, che ha come obiettivo l’interoperabilità di tutto il software della catena logistica con l’indicazione di standard ai quali adeguarsi, e ciò, certamente, aumenterà l’efficienza e l’efficacia delle relazioni tra le aziende. Ci vorrà qualche anno, ma siamo nella direzione giusta.