Oggigiorno tutti ci rendiamo conto che la possibilità di far parlare i computer delle diverse aziende sarebbe bello e fonte di maggior efficacia ed efficienza nei processi. Gli strumenti digitali ci offrono una grande opportunità consentendo il colloquio tra macchine per lo scambio dati e la supervisione degli esseri umani per avere la certezza che tutto fili liscio e per la gestione degli inevitabili problemi che possano derivare da eventi esterni.
Già in una realtà governata dal meccanicismo, ovvero dove macchine fanno ciò che sono state programmate per fare e non di più, l’integrazione tra sistemi aziendali per mezzo di interscambio di informazioni elettroniche offre da decenni risultati considerevoli: si pensi alle comunicazioni con i protocolli SWIFT (1973), SETIF (1980), ODETTE (1986), EDIFACT (1987), e così via fino ad oggi: comunicazioni bancarie, industriali, logistiche, ecc.
Mentre nel passato le comunicazioni erano sostanzialmente tra due soggetti: banca e cliente, cliente e fabbrica, casa di spedizione e compagnia aerea, già con innumerevoli complessità, da un po’ di tempo, grazie agli incredibili sviluppi che ci sono stati in ambito informatico, le relazioni non sono più “due a due” ma, ognuno di noi, ha la necessità di utilizzare informazioni che hanno bisogno del concorso di molte persone per poter assumere un significato ed essere pienamente fruibili. Per esempio, nella catena logistica tutti hanno bisogno di informazioni che sono state create con il contributo di altri: produttore, casa di spedizione, spedizioniere doganale, trasportatore, terminal, compagnia di navigazione, ecc.
Da qui emerge l’esigenza di creare delle reti alle quali possano accedere diversi attori in modo che possano trovare le informazioni delle quali hanno bisogno e inserire quelle che producono per gli altri.
Ora, stante il fatto che “ognuno a casa sua deve poter fare ciò che meglio crede”, per cui, per le proprie esigenze, ognuno deve avere il diritto di utilizzare la soluzione che ritiene più opportuna, l’indicazione che tutte le soluzioni debbano essere in grado di interoperare, ovvero di parlare le une con le altre, mi sembra ottima in quanto garantisce la possibilità di continuare a lavorare “come si è sempre fatto”, mantenendo ognuno di noi nella sua zona di confort e dell’”abbiamo sempre fatto così”, ma consente a tutti di parlare con tutti e con i sistemi che consolidano i contributi di tutti.
Questa logica di “condivisione” dovrebbe essere accolta da tutti con favore in quanto garanzia di efficienza ed efficacia per l’intero sistema e, ognuno di noi, dovrebbe rendersi parte diligente di trasformare in digitali quelle comunicazioni che ancora sono analogiche.