La ruota triangolare è una notevole innovazione, rispetto alla ruota quadrata. Certo. La ruota quadrata è già stata inventata, quella triangolare è solo una sua evoluzione: elimina uno dei quattro sobbalzi.
Anche la ruota rotonda è già stata inventata ed è quasi uguale a se stessa da millenni, anche se ha subito notevoli migliorie. I raggi, il cerchio metallico intorno alla ruota di legno, i cuscinetti a sfere, lo pneumatico, la ruota dentata e chissà quante altre innovazioni hanno gravitato e gravitano tuttora intorno ad essa!
La ruota ha anche molte applicazioni. I carri, gli ingranaggi, i sistemi di pulegge, tante cose. In molti casi si è trattato di autentiche innovazioni, in altri casi di particolari applicazioni di una cosa già inventata. Ad ogni modo, si trattava di innovazioni. In queste ultime si è spesso trattato di mettere assieme oggetti “eterogenei”, già inventati da qualcun altro, per fare qualcosa di nuovo, oppure per rendere più semplice una cosa che c’era già.
Inventare qualcosa di completamente nuovo non è facile. Utilizzare un insieme di oggetti per fare qualcosa di diverso dall’usuale, invece, non è poi così lontano dalle nostre possibilità. Se prendo due ruote e le collego con una cinghia, “invento” la puleggia. Se aggiungo una ruota per gestire un ulteriore movimento, è sempre una puleggia, per cui non ho inventato nulla, ma ho una nuova applicazione e ho comunque fatto un’innovazione.
Il concetto è valido anche nei programmi applicativi. Per esempio, se prendo un po’ di programmi che svolgono funzioni “atomiche”, e li metto insieme come gli ingranaggi di un “gruppo cambio”, è vero che non ho “inventato nulla” perché ho usato tutte cose che c’erano già. Ne faccio però un uso e un’applicazione innovativi perché, magari, rendono più semplice una cosa che sarebbe articolata e farraginosa. Un esempio? L'”innovativo” metodo di scrittura degli indirizzi.
Che cosa ci porta a creare una innovazione?
Diremmo due cose: il libero pensiero 💭 e la fatica 😓. Il libero pensiero è quello che non ti vincola al pragmatismo della realtà ma ti consente lasciar volare l’immaginazione. La fatica è quella necessaria per trasformare il pensiero in azione e, soprattutto, convincere tanti interlocutori che una cosa si possa realmente fare.
Superato lo stato mentale a causa del quale tutto deve essere come è e nulla può essere cambiato. Possiamo inventare, innovare e rinnovare ogni cosa che ci circonda.
Se siamo bravi, molto bravi, bravissimi, e ci applichiamo molto, oltre ad innovare, magari saremo in grado anche di “inventare”, ma questo è un’altro “livello di gioco”.
E voi, qual è il vostro rapporto con l’innovazione? È comprare un computer nuovo? O cambiare “il programma”?
Non reinventiamo la ruota.
1 commento