Tanti anni fa sono stato in una azienda nella quale il proprietario era puntiglioso in modo maniacale sul numero di ore in cui le persone rimanevano in azienda, su quanto arrivassero presto o uscissero tardi. Arrivava al punto di pubblicare le classifiche di chi arrivava in anticipo e di chi usciva dopo il termine dell’orario di lavoro.
Come logica conseguenza tutti, tranne quelli che potevano essere considerati i più temerari, hanno cominciato ad arrivare in anticipo creando così una costante discriminazione nei confronti di coloro che “arrivavano in ritardo rispetto a quelli che erano arrivati in anticipo”.
Già così è delirante.
Non è che coloro che arrivavano in anticipo lavorassero: bevevano il caffè, chiacchieravano, telefonavano: era premiata la “presenza”, non la “produttività”.
Da notare che quando il “gatto non c’era”, i topi ballavano e la produttività crollava in modo disastroso solo perché il capo era assente.
Invece di premiare i risultati veniva premiato il tempo trascorso sulla “sedia a rotelle”, invece di concentrarsi sull’ output la focalizzazione era sull’input, ma maggior parte delle persone detestava quella situazione ma, ovviamente, nessuno si azzardava a farla notare e men che meno a protestare.
La domanda sorge spontanea: ci sono dei comportamenti che assumiamo che possono essere odiosi per le persone che ci circondano e pure controproducenti per l’azienda?