Dipende.
Ci sono molti modi di approcciare la scena sui siti internet. La più comune è quella di dire che non serve a niente, ma lo si fa perché lo hanno tutti. In effetti, l’impressione che si può avere è proprio quella, e ci sono tante persone a sostenere questa tesi. Peccato che la tesi sia sbagliata.
Matematicamente parlando, vi è almeno un controesempio che la demolisce: Amazon. Un controesempio seguito da molti altri: Ali Baba, Google, Facebook… tutta gente che con il sito internet guadagna vagonate di quattrini.
Allora vengono dei dubbi: ho delle false aspettative? Lo “uso male”? Probabilmente, sono vere tutte e due le cose. Le false aspettative sono spesso alimentate dal fatto che chi “vende” il sito internet, in qualche modo, è il primo a crearle non spiegando che si tratta di uno strumento di lavoro, non di un amo gettato nel mare magnum dei siti internet universali. La possibilità che un pesce abbocchi è estremamente remota.
Tali aspettative sono anche rafforzate dal fatto che quando si fa qualche prova si cerca se stessi, magari con il nome medesimo del sito, e ci si trova subito. In questo modo ci chiediamo: “come mai se mi si trova così facilmente non mi chiama nessuno?”. La risposta a questa domanda è semplice: “perché, in realtà, non ti trova nessuno, se solo tu che trovi te stesso”.
All’inizio della discussione abbiamo detto che alcuni sostengono che il sito internet “non serva a nulla”. In effetti è una delle prime domande che dobbiamo porci: a che cosa serve il mio sito internet?
Quando (non) serve un sito internet?
Se non vi sono servizi o informazioni di una qualche utilità, aggiornati e facilmente fruibili, sì, avete ragione: il vostro sito non serve a nulla. È quel famoso amo immerso nell’oceano infinito, e non vi siete neppure curati di mettere un’esca: è molto probabile che non peschiate nulla.
Se, al contrario, lo farcirete di informazioni e servizi, ecco che le cose cominciano a cambiare perché i visitatori lo troveranno utile. Se mettete un servizio relativo al vostro lavoro “che fa risparmiare una telefonata”, sarà apprezzatissimo. Tra l’altro, oltre a fare un favore al vostro cliente, fate un favore anche a voi stessi. Perché la telefonata la risparmia sia chi la fa sia chi risponde togliendo tempo al lavoro produttivo. Questo è solo un esempio che spiega a cosa serve un sito internet.
In modo “trasversale” si introduce un altro argomento, quello del controllo. Se non si misurano gli effetti derivanti dall’aver fatto il sito, non si è in grado di valutarli e si dirà che non serve a niente. Cominciate a segnare il numero di telefonate che risparmierete dalla parte dei quattrini che il sito ti fa guadagnare, per esempio.
Il fatto di pubblicare servizi sul sito modifica anche i connotati del concetto di “vetrina”. Perché? Vi sono dei siti che “dicono” ai visitatori “quanto siamo belli”, “quanto siamo bravi”. Vi sono dei siti che lo “fanno vedere”: c’è una bella differenza.
Un tipico esempio, per certe categorie di aziende, sono le funzioni di tracking delle attività che gli sono state assegnate. Mostrare sul sito internet, in un’area riservata al cliente, lo stato di avanzamento dei lavori è importante e utile.
L’utente va sul sito e vede dove si trovi il pacchetto contenente la merce che ha ordinato. Una soluzione ottima, se avete un pacco ogni tanto da controllare. Se ne avete migliaia ogni giorno la musica cambia. Dovreste avere eserciti di persone a controllare pacchi e a registrare gli stati di avanzamento.
Ecco che il tuo sito vetrina che non dice solamente quello che sai fare, ma lo fa vedere. Consente al vostro cliente di “leggere tra le righe”, a meno che voi non glielo diciate esplicitamente. È immaginare che, invece di essere lui a ricercare pacco per pacco, potreste essere voi ad inviargli periodicamente un flusso di informazioni contenenti gli stati di avanzamento.
La prospettiva del sito internet è cambiata ulteriormente ed è diventato uno strumento per fidelizzare la clientela o per acquisirne una nuova che ha bisogno di quel dato servizio.
A questo punto, approfondirei il discorso delle aspettative economiche.
Il risparmio che non si vede
Un sito internet, specialmente all’inizio, non restituisce il denaro che si è impegnato nel crearlo. Se si è bravi si fa pari. Persino Amazon ha reinvestito gli utili per anni prima di distribuirne ai soci. È stata una delle sue mosse vincenti (oltre a parecchie altre mosse che potrebbero essere facilmente giudicate discutibili).
Però, per avere un’idea di quanto valga un sito è necessario prima misurare.
“Ho avuto un calo in termini di telefonate?” Per favore non fatemi il discorso che voi le telefonate non le pagate e che se fossero a pagamento il risparmio lo avrebbe il cliente. A meno che non tratteniate dallo stipendio dei vostri collaboratori gli emolumenti corrispondenti al tempo che trascorre rispondendo alle chiamate. Allora sì, ve lo concedo.
“Ho acquisito un cliente nuovo?”. Mettete gli utili che genera “a favore” del sito internet “tutti gli anni” nei quali servite il cliente – non fate i furbi che l’anno dopo ve ne dimenticate, il sito internet sta ancora rendendo.
“Sono riuscito a trattenere un cliente che stavo perdendo?” Stesso discorso.
A questo punto, abbiamo visto brevemente a cosa serve un sito internet, quali possano essere i motivi per averne uno, quali aspettative aspettative farsi e che tipo di strumento sia. Approfondiremo alcuni aspetti nei prossimi post: rimanete sintonizzati! (sì, anche questo è un metodo subdolo per farvi rimanere in contatto).
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